Fratta Polesine
La sua storia
Nata sul tracciato di un ramo antico del fiume Po, Fratta Polesine conserva nelle architetture l’anima delle sue origini agricole.
Molte le dimore padronali appartenute alle nobiltà fondiarie, come la celebre Villa Badoer, costruita nel 1556 su progetto di Andrea Palladio e dichiarata dall’UNESCO, nel 1996, Patrimonio dell’Umanità, è il fulcro architettonico su cui è stato costruito il centro di Fratta Polesine.
La Villa spicca per la dominanza visiva sul paesaggio circostante, in quanto sopraelevata rispetto al piano campagna, essendo stata costruita su di un basamento di pietra al fine di salvaguardarla da eventuali esondazioni dei fiumi ed amplificarne l’impatto scenico. La Badoera, come viene spesso chiamata, quasi fosse una personificazione, nata come azienda agricola per il controllo e la conduzione della terra è al contempo l’emblema dell’unione di Francesco Badoer e di Lucietta Loredan, esponenti di due importanti casate nobili veneziane, nonché dell’amicizia tra Francesco Badoer e il cognato Giorgio Loredan, legame questo celebrato dagli affreschi realizzati all’interno del piano nobile dal Giallo Fiorentino.
La Villa è un tripudio di sobrietà ed eleganza che ogni anno richiama turisti da ogni parte del mondo, interessati a vedere dal vivo l’opera del grande maestro, Andrea di Pietro dalla Gondola, a noi tutti noto come Palladio. La barchessa settentrionale della villa ospita il Museo Archeologico Nazionale, che rappresenta l'esito di oltre 40 anni di ricerche in Polesine, in particolare per quanto riguarda la tarda Età del Bronzo.
Villa Loredan Grimani, ora Avezzù-Pignatelli, risulta essere un altro importante esempio di architettura rinascimentale, interessante anche per la somiglianza con Villa Badoer.
All’interno del Palazzo Dolfin-Boniotti, ora “Manegium”, trova sede il Museo Etnografico dedicato alla civiltà del lavoro in Polesine.
Da ricordare la casa residenziale del deputato socialista Giacomo Matteotti, oggi Casa-Museo.